BI-BOx Art space ha presentato un progetto sul tema della scrittura e della poesia visiva. La parola come segno grafico che compone immagini, figure, ambienti e che contemporaneamente diviene evocativa di idee, pensieri e suggestioni quando la leggiamo come segno linguistico: questo è il profilo ricorrente negli artisti che BI-BOx presenta a Bologna. La scrittura supera il ruolo di potente mezzo di conoscenza del mondo, inserita in un libro, in una sequenza di pagine da sfogliare ed entra nella dimensione dell'opera d'arte, pittorica o installativa. Abbiamo così Gigi Piana che ci mostra come nei suoi barattoli le lettere in corsivo, del linguaggio informale, sono colorate, come le “belle parole” e leggere cercano di uscire dal loro contenitore, si spingono verso l'alto; le lettere scure, in stampatello, come tutto il linguaggio dell'autorità, sono nere, sono “parole pesanti” che cadono verso il basso e non hanno slancio. Marco Pedrana ritaglia le minuscole lettere degli elenchi telefonici e ricostruisce figure, dove le lettere uniscono e addirittura vengono seminate forse per creare nuovi scenari, nuove filosofie. Luciano Pivotto gioca con le parole, utilizzando gli schemi dei rebus oppure disegnando immagini dove la parola diventa tratto. La scrittura può essere anche una riscrittura o meglio una rivisitazione di opere apprezzate del passato con la stage-photagraphy di Tania Brassesco & Lazlo Passi Norberto, che con cura danno corpo, spazio e profondità alle tele e ai disegni del decadentismo ottocentesco. Loris Bellan riscrive un percorso di teorie filosofiche con un collage di immagini, dove Andy Warhol incontra Nietzsche: l'artista del consumismo si fa beffe del filosofo nichilista. Propone inoltre l'opera 1454, summa del passaggio della scrittura manuale alla stampa a caratteri mobili, a sottolineare un'invenzione capitale nella storia dell'uomo. Alessandra Maio con i suoi disegni e con la sovrapposizione dei suoi quaderni di scuola aperti compone figure di magnifici insetti o pesci dove la scrittura si arma d’ironia per disegnare la figura dell’animale in un gioco di piani sfalsati che faranno vedere la semplicità dell’opera, prima del concetto insito in essa. Ad una prima visione ciò che percepiamo è solamente la figura dell’animale rappresentato. È solo immediatamente dopo esserci avvicinati che la scena ci compare in tutta la sua totalità. La formica nasconde un messaggio, cosi come lo scarafaggio, la pulce o la coccinella. Solo il ricorso ad una lente d’ingrandimento ci accosta alla soluzione dell’enigma. Partendo dal tema comune della scrittura, tutti gli artisti si affiancano a OPIEMME a cura di Marta Gabriele, l'artista e
la critica under 35, con i quali la galleria non ha mai collaborato e che presentano a SETUP 2013 per il concorso a due premi: uno al migliore artista emergente e uno al miglior curatore (entrambi under 35). Sarà data loro la possibilità di realizzare una mostra presso il nuovo spazio espositivo Officina delle Zattere, a Venezia nel periodo della Biennale. Opiemme applica a diverse forme artistiche la parola, creando una commistione fra forme espressive visive e scritte. Svecchia la poesia, i modi con cui proporla, gli spazi da
raggiungere, per renderla accessibile e avvicinarla alle persone. La sua esperienza artistica inizia nel 1998, con il desiderio di far conoscere e mediare i propri testi, superando in modo autonomo un mercato editoriale disinteressato al linguaggio poetico. In queste prime prove si sviluppa la coscienza di ricercare nuovi modi di proporre la poesia, che diventa base di un lavoro di produzione e fruizione. «I miei testi senza occhi che li leggano, non vivono, rimangono in silenzio». L'opera in mostra a Bologna è una rivisitazione di Knives di Andy Warhol ben conosciuta dal grande pubblico per essere la copertina del libro Gomorra di Saviano a cui si sovrappongono le parole della poesia di Nazim Hikmet Delle vostre mani e della menzogna.